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È arrivato il momento di tirarla fuori… la coperta abruzzese!

Storia e curiosità sulla tradizionale coperta di lana made in Abruzzo

Quando pensiamo alle case della tradizione, quelle delle nonne abruzzesi, e alle loro impeccabili stanze padronali, ci verrà in mente senza dubbio quella pesante coperta di lana dal motivo e intreccio floreale inconfondibile che ricopriva quel letto così alto dall’antica e pesante testiera in legno.

La coperta abruzzese, infatti, è una tradizionale coperta di pura lana vergine che viene realizzata in particolare nel comune di Taranta Peligna e in alcuni comuni limitrofi della provincia di Chieti. Questa tradizionale coperta, tessuta a telaio, viene realizzata a cominciare dall’Ottocento in alcuni comuni abruzzesi della provincia di Chieti come Taranta Peligna, Lama dei Peligni, Palena, Fara San Martino e Torricella Peligna, paesi vicini al fiume Aventino e, dunque, vicini a sorgenti e torrenti utili per trattare la lana.

Oltretutto la lana stessa e le erbe e le piante utilizzate in origine per colorare i tessuti naturali derivavano dalle stesse zone. Infine, l’antico diritto di entrare nei boschi altrui per raccogliere legna che vigeva tra questi paesi (legnatico) consentiva di avviare le caldaie delle tintorie per ultimare queste preziose coperte. Secondo le cronache del tempo, a Taranta Peligna, in particolare, i primi lanifici risalirebbero al Basso Medioevo.

Coperta abruzzese con frange. Fonte: Wikipedia

Altro indispensabile strumento per la realizzazione di queste coperte furono le gualchiere, macchine inventate probabilmente da Leonardo Da Vinci necessarie per infeltrire i panni di lana e renderli meglio lavorabili. L’efficiente panno di lana infeltrita era prodotto proprio nelle gualchiere di Taranta Peligna, paese dal quale deriva il nome: “Tarantina“.

Le più antiche coperte realizzate in questi territori, infatti, erano chiamate “tarante” o “tarantole”, semplici coperte di colore nero con cui si creavano le mantelline di lana infeltrita dei militari borbonici o le vele delle piccole navi militari. Solo in seguito agli scambi economici e culturali avuti grazie alla transumanza, le coperte sono state realizzate con l’utilizzo di colori, via via sempre più accesi, in particolare dalla seconda metà dell’Ottocento in poi. Le coperte abruzzesi, dunque, sono entrate di diritto nella nostra tradizione e nel corredo delle nostre famiglie, poiché storicamente venivano donate alle neo-spose per arricchire il loro corredo prima del matrimonio.

Trascrizione parziale di una dote abruzzese risalente al 1935

Le coperte di lana abruzzesi non mancavano nemmeno nella dote di Annunziata Rucci di Castiglione Messer Marino, classe 1909. Il documento è stato redatto il giorno 20 ottobre 1935. Accanto ai pezzi della biancheria o degli utensili che costituivano la dote, incluso “coverte due di lana”, è riportato il valore di ogni singolo elemento del corredo. La particolarità di queste pesanti e colorate coperte di lana, senza “dritto” né “rovescio” bordate da frange e decorate con motivi floreali o geometrici, stava proprio e sta tuttora nel poter essere usate su entrambi i lati.

Via Gravara, Taranta Peligna. Fonte: L’Abruzzese Fuori Sede

Oggi il Lanificio Merlino è l’unico rimasto a portare avanti questa storica tradizione a Taranta Peligna. E recentemente, proprio a Taranta Peligna, una distesa blu con motivi che esaltano l’antica arte dei filati ha colorato le strade del paese. Per l’occasione via Gravara si è trasformata in un’opera di artigianato per rendere omaggio alla storica tradizione del borgo: la lavorazione della lana e delle coperte abruzzesi, una tradizione preziosa, unica nel suo genere, che merita di essere tramandata e conosciuta non solo all’interno del territorio abruzzese.

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