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Il Guerriero di Capestrano: storia e curiosità

Il primo nome conferitogli? “lu mammocce”

Era il 1934 quando Michele Castagna dissodando la sua vigna rinvenne la statua di un guerriero e da lui definita bonariamente “lu mammocce”. Il terreno del contadino si trovava nel territorio del comune di Capestrano, in provincia dell’Aquila, un paese che anticamente coincideva con la necropoli dell’antica Aufinum, città dell’antico popolo dei Vestini. Dopo la sensazionale scoperta diedero alla scultura il nome di Guerriero di Capestrano.

Le dimensioni della statua (alta oltre 2 metri) e la sua incredibile lavorazione, realizzata scolpendo un unico blocco di pietra, fanno del guerriero uno dei simboli indiscussi della regione Abruzzo. Inoltre, il caratteristico copricapo dal diametro di 65 cm si è perfettamente conservato nonostante la datazione fatta sul reperto e che lo colloca nel VI secolo a.C.: il nostro Guerriero, dunque, abita i territori dell’Abruzzo da 27 secoli.

Dove si trova oggi il Guerriero di Capestrano?

Oggi il Guerriero di Capestrano si trova a Chieti nel Museo archeologico nazionale d’Abruzzo. Una riproduzione a grandezza naturale è collocata, invece, nell’atrio del Castello Piccolomini di Capestrano. L’allestimento dello spazio espositivo è stato curato da Mimmo Paladino. L’artista infatti ha progettato la nuova sala di Villa Frigerj per accogliere da solo il guerriero. La sala, secondo l’idea di Paladino, ha come «matrice lo stesso Guerriero, che genera uno spazio architettonico circostante». Paladino è partito dal copricapo, il grande cappello circolare, da cui la sala ricalca fedelmente la forma curva.

Ma il filo che unisce il Guerriero e l’ambiente circostante, si definisce anche attraverso il colore, tanto che l’artista ha ricercato la stessa pietra calcarea con cui era stato realizzato il Guerriero e l’ha fatta macinare per realizzare il pavimento e le pareti, con grande attenzione al profilo cromatico e alle luci. L’intenzione ben riuscita di Mimmo Paladino era proprio quella di creare uno spazio e una dimensione sospesa, senza tempo, da contemplare, evocando l’idea di un’ala custodita di un tempio antico.

Il Guerriero di Capestrano (Capestrano, AQ, VI secolo a.C.), all’interno dell’ allestimento progettato dall’artista Mimmo Paladino.

Ma chi è veramente il Guerriero di Capestrano?

L’intera statua è sorretta sui lati da due pilastri che riportano iscrizioni in lingua italica arcaica: sono state lungamente esaminate e studiate da archeologi e linguisti in particolare il pilastro alla destra della statua che porta una scritta incisa verticalmente su una sola riga:

MA  KUPRI  KORAM  OPSUT  ANI..S  RAKI  NEVI  PO…M. II

Il soprintendente archeologico di Roma, il professor Adriano La Regina, ha decifrato l’iscrizione che tradotta sembra essere:

ME BELLA IMMAGINE FECE ANINIS PER IL RE NEVIO POMPULEDIO

In questo modo scopriamo l’identità del personaggio, il re Nevio Pompuledio, ma anche quella dell’ipotetico artista, un certo Aninis.

Incisione sul pilastro posizionato alla destra della statua

Tuttavia uno studio successivo condotto dal filologo Alberto Calderini nel 2007 tende a riconsiderare la lettura del professor La Regina attribuendo ad Aninis il ruolo di committente e non di autore diretto dell’opera. In molti articoli dedicati al Guerriero si cita, infine, una ricerca condotta per “National Geographic” in cui ci si chiede se Nevio Pompuledio e Numa Pompilio, il mitico secondo Re di Roma, non fossero la stessa persona, anche per l’evidente assonanza del nome. D’altronde non bisogna sottovalutare il fatto che Numa Pompilio era di origine sabina e che i Sabini avevano il loro territorio nell’estremo confine orientale con i Vestini, non troppo lontano da Aufinum. Ancora oggi la traduzione dell’epigrafe desta grande interesse e curiosità e le diverse interpretazioni avanzate lasciano l’intero Guerriero avvolto da una patina di affascinante mistero.

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