L’antica arte dei traboccanti verso la candidatura a patrimonio culturale immateriale della pesca Unesco.
Il progetto coinvolge 9 FLAG appartenenti a 6 regioni (Abruzzo con il FLAG Costa dei Trabocchi e FLAG Costa di Pescara, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche, Toscana e Veneto).
Il progetto
Il progetto Patrimonio Culturale della Pesca prevede di favorire la conoscenza del patrimonio culturale immateriale costituito dai mestieri, dai manufatti e dalle attrezzature tradizionali collegate alla pesca, favorendone visibilità e consapevolezza, stimolando la definizione di azioni volte alla tutela e promozione e promuovendo la partecipazione delle comunità e degli operatori locali. La sostenibilità generale del progetto è sostenuta dall’attività di comunicazione, il cui scopo è infatti la divulgazione della varietà, del valore e della rappresentatività di un patrimonio oggetto della creatività delle comunità costiere.
L’iter di candidatura a Patrimonio culturale immateriale vuole essere rappresentativo della diversità e complessità del patrimonio tradizionale, come sintesi della sua trasmissibilità e della correlazione con l’ambiente costiero, la sua storia, l’appartenenza sociale e culturale e la sostenibilità.
La storia dei trabocchi
Le tecniche utilizzate per la costruzione delle “macchine da pesca” sono tramandate oralmente da secoli, da quando questi speciali “anfibi” posti tra mare e terra, cominciarono a costellare la costa teatina come testimonia il manoscritto “Vita Sanctissimi Petri Celestini” che narra della vita di Pietro da Morrone che nel 1240 uscendo dall’Abbazia di San Giovanni in Venere ammirava dal Belvedere “il mare calmo, che luccicava sotto il sole della tarda mattina, punteggiato dai trabocchi posti come vedette verso il confine del cielo”.
La storia dei trabocchi è anche una storia di esperti fabbri e carpentieri, migranti ebrei giunti sulle coste abruzzesi tra il 1600 e il 1700: la famiglia Verì di origine sefardita, originaria della Francia e gli Annichini di origine tedesca, che si insediarono nel territorio di Vallevò. Seppur datati intorno al XIII secolo, non si può escludere che la loro presenza sia ancora più remota, risalendo addirittura ai Fenici, nè si può obiettare al fatto che oggi rappresentino dei veri e propri “musei” che fino agli anni Sessanta rappresentavano una voce importante della pesca a conduzione familiare.
La tecnica di pesca, peraltro efficacissima, è a vista. Consiste nell’intercettare, con le grandi reti a trama fitta, i flussi di pesci che si spostano lungo gli anfratti della costa. I trabocchi sono posizionati là dove il mare presenta una profondità adeguata (almeno 6 m), ed eretti a ridosso di punte rocciose orientate in genere verso SE o NO, in modo da poter sfruttare favorevolmente le correnti.
I trabocchi sono un elemento caratterizzante del paesaggio costiero del basso Adriatico ma sono presenti anche lungo il basso Tirreno. Diffusissimi lungo tutta la costa della provincia di Chieti, di cui sono originari, i trabocchi sono così frequenti che danno vita alla cosiddetta costa dei Trabocchi, che si estende precisamente da Ortona a Vasto.
Su Rai Play è possibile vedere il documentario “I giganti del mare” di Daniele Di Domenico, un viaggio in barca a vela lungo le coste di Abruzzo, Molise e Puglia, alla scoperta dei trabocchi che rievoca le atmosfere delle antiche epopee marinaresche, alla ricerca di storie di uomini e di mare.
Immagine in evidenza: thanks to abruzzoturismo.it
Giornalista e copywriter. Studentessa universitaria di Lettere moderne. Attualmente frequento un Executive Master in Digital Marketing & Social Media Communication. Ho collaborato con il quotidiano “Il Centro” e varie testate locali online occupandomi di cronaca e interviste. Lavoro come addetto stampa presso Enti e aziende. Testarda e ironica. Mi piace tutto ciò che è arte.